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24.4.10

IL BOSS E L'ITALIANA - TUTTA UN' ALTRA MUSICA 14^ PARTE



Come si svilupperà il racconto di Sharonlacorta?  La puntata precedente la potete trovare qui.


Nora ridiscese in salotto dopo un po’. Evan era in un angolo del divano, serio, che guardava i programmi del satellite. Bruce era nella stanza dello yoga: aveva approfittato di un attimo per suonare la chitarra. Lei però si accorse che lui non era del solito umore. Non era difficile: non lo aveva mai visto arrabbiato o perlomeno adombrato.
Entrò piano nella stanza, dopo aver leggermente bussato alla porta. Bruce alzò lo sguardo.
“Vieni” le disse.
“Ti va un drink? Un whisky, una grappa…”
Bruce, scosse la testa. Quand’era di cattivo umore non amava bere.
“Mi sembra che ci sia qualcosa che non va. O sbaglio?”
Nora si sedette sul tappeto, di fronte a lui, che era seduto con la chitarra sul divano.
“No… nulla d’importante”
Decise poi che per una questione puramente pratica avrebbe potuto e voluto parlarle dei concerti.
“Senti Nora… - si schiarì la voce, cercando così di fugare anche gli ultimi timori e dubbi – mi piacerebbe fare una cosa mentre sono qui”
Nora attese il resto.


“Oggi pomeriggio e stasera… ho visto gli stadi. Vorrei… potervi fare qualche concerto”
“Uhm. E?”
“Pensi che… sapresti essermi di qualche supporto?”
“Ma tu non ti rivolgevi a Barley Arts?”
“Sì ma… Volevo vederli dentro, volevo un parere. E volevo che mi dessi una mano in questo”
“Non ho certo le chiavi! Ma… cercherò di accontentarti… Non so bene come!”
“Sai che capacità hanno?”
“Circa 5000 posti il nostro, poco più di 4200 quello di Trento”
“Pensavo peggio… Ci starebbero un paio di serate in ciascuna struttura… Dovrei informarmi sui calendari”
“Mica vorrai farli in questa stagione…”
“No, no… Anche se mi piacerebbe! Caspita la gente va a vedere il football, va a vedere il calcio! Perché non un concerto? Si salta, si canta, si balla e ci si scalda di più”
Nora continuò a guardarlo, in attesa della conclusione di quell’argomento.
“Parlerò col promoter”
“Bravo. Io me ne vado a letto, sono a pezzi”
Bruce si sentì… un po’ bistrattato. Non le interessava… Non aveva intenzione di farsi coinvolgere. Forse era meglio. Ma perché questa cosa gli dava così fastidio? Seguì Nora suo malgrado verso la camera da letto.
Non riuscì a togliersi la maschera di malumore che aveva indossato ormai da una buona mezz’ora. Nora continuò a gironzolare per stanza e tra il bagno e il guardaroba, facendo finta di non notare nulla, ma lanciandogli in realtà occhiate di sottecchi per vedere cos’aveva.
Bruce si muoveva piano, togliendosi gli stivali e alzandosi dal letto per raccattarli faticosamente da terra e portarli in guardaroba, gli occhi bassi, le labbra tirate.
Nora lo avvicinò.
“Senti. Se vuoi fare qualcosa che concerne il tuo lavoro… non è a me che devi chiedere. Io vivo qui ma non sono una pierre o cose del genere… Se ti piace l’idea di suonare in posti piccoli accomodati, sono certa che i trentini e i loro vicini di casa ne saranno più che contenti. Ma gestisci la cosa come se fosse… una data qualunque, un concerto qualunque. Perché lo è!”
“Hai ragione. Forse… avevo soltanto voglia che mi buttassi le braccia al collo e mi dicessi che… non aspettavi altro”
Nora sorrise.
“Hai bisogno di coccole?! Te le faccio subito!”
Gli buttò le braccia al collo e lo baciò.
“Ecco… Questo mi piace di te. Mi piace che mi tratti… come un innamorato”
“Lo sei”
“E… scusa: probabilmente mi sono arrabbiato perché sono… un po’ stanco”
“Solo tu, da stanco, riesci a pensare a caricarti di lavoro… “
Bruce sorrise. Già. Solo lui da stanco poteva ancora aver voglia di pensare al lavoro.
Si tolse la camicia, poi la maglietta. Nora si voltò proprio in quel momento. La vista di quell’uomo mezzo svestito le fece perdere la ragione. Accese lo stereo. C’era un CD dei Gotham Project, cercò una traccia in particolare. Mentre nella stanza risuonavano le note dell’ “Ultimo tango a Parigi”, gli si avvicinò da dietro. Fece scivolare le sue mani sul petto, lui gliele accarezzò. Iniziò a baciarlo sulle spalle e sul collo, poi Bruce si voltò verso di lei. Continuò ad accarezzargli il torso nudo, provando un grande piacere nel farlo, annusandolo, sentendo sotto le dita il tono presente ma non pietrificato dei suoi muscoli. Bruce chiuse gli occhi. Che piacere… che piacere intenso provava a sentire Nora così vicina, il suo respiro, il suo profumo, a prescindere dal suo tocco. Sentì che si avvicinava al suo orecchio, mentre le sue mani correvano leggere sulla pelle. Gli sussurrò:
“Lascia il lavoro fuori dalla porta, stasera…”
Mentre continuava ad accarezzarlo, lentamente gli slacciò il bottone dei jeans, e si inginocchiò. Bruce anticipò il piacere della bocca di lei con un brivido, continuando a tenere gli occhi chiusi, accarezzandole la testa.
E poi fu tatto, sapore, passione, sentire il piacere che saliva dall’inguine e percorreva tutto il corpo per poi esplodere nel petto, nella testa, mentre le note li avvolgevano trascinanti, ritmicamente sopra il letto, Bruce la strinse forte a sé, pregandola di non smettere mai…
“… di amarmi… così come fai ora…”
Nora imitò il suo amante, coprendolo di tanti piccoli baci, che lui corrispose, abbracciandola e carezzandola. Sotto il piumino il calore divenne atomico, mentre continuavano a scambiarsi effusioni per poi riprendere il rapporto. Nora e Bruce scoprirono un’energia che sorprese loro stessi ed abbandonarono il campo soltanto quando si resero conto che era notte fonda.

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