14.5.10
IL BOSS E L' ITALIANA - 17^ PARTE
Puntata numero 17 del raccontoTutta un altra musica - Il Boss e l' italiana scritto da Sharonlacorta (grazie).
Se volete contattarla lasciate un commento o mandatemi una mail.
Bruce la portò di sopra che stava in piedi a stento. La mise a sedere sul letto in camera, poi andò in bagno e aprì l’acqua nella sua bella grande vasca angolare. Tornò in camera, accompagnò Nora in guardaroba, si spogliò e la spogliò, poi la fece entrare nella vasca e ci entrò a sua volta. L’acqua era calda… Nora riuscì soltanto ad indicargli una boccetta che era sul bordo, lui la prese e l’aprì: erano oli da bagno. Ne mise poche gocce e l’acqua si profumò subito. Quando la vasca fu abbastanza piena, chiuse l’acqua e avvicinò Nora a sé. La tenne abbracciata finché la sentì abbandonarsi, la testa sulla sua spalla, il naso sul collo sempre alla ricerca del profumo del suo dopobarba. Bruce le baciò delicatamente le labbra.
“Prometti che non lo farai più”
“… che buon profumo hai…”
“Nora. Promettilo. Pensa ai tuoi bambini”
“…mmmmhhhh… è per questo che bevo… non ci voglio pensare…”
“Ah bene”
“Smettila… non farmi sentire anche tu una merda. C’è già chi ci riesce benissimo”
“Non credo di aver mai fatto nulla per farti sentire in quel modo” si seccò Bruce.
“Ma è inammissibile che dei bambini facciano le spese della scelleratezza degli adulti”
“Se stai cercando di ridurmi a più miti consigli, ti posso assicurare che stai sbagliando metodologia”
“Nora! Tu devi essere… PRESENTE. Lucida. In te. Tu sei una madre. Non esiste nient’altro, nessuno e niente altro al mondo che si possa paragonare alla madre. Io sono venuto di corsa da te, ma tu fammi il favore di non crogiolarti, fatti passare la sbronza e poi vai a riprenderti i tuoi figli”
“Tu scherzi”
“Nemmeno per idea”
“Non mi tirerai fuori da questa vasca nemmeno col paranco”
Bruce fece scorrere la mano sul corpo di lei, sotto il pelo dell’acqua.
“Non c’è fretta…”
Si baciarono. Ma Nora non ce la faceva, non ce la faceva proprio a restare sveglia. Bruce la coccolò ancora parecchio in quella vasca prima che riuscisse a farla uscire. Si legò un asciugamano intorno ai fianchi, poi prese l’accappatoio, glielo infilò e la tenne abbracciata, strofinandola per asciugarla prima e per scaldarla. Nora teneva la fronte appoggiata sul petto di lui, un po’ di nausea, un violento mal di testa che stava per assalirla. Poi però le venne in mente una cosa.
“Nell’armadio… nell’anta in fondo a destra, vicino alla porta della camera… c’è una cosa per te”
“Davvero…?”
Incuriosito Bruce andò ad aprire l’armadio… e ci trovò un accappatoio nuovo di zecca e della misura giusta, per lui.
“Grazie… sei un amore”
Lo indossò – iniziava ad avere un certo fresco.
“Allora. Te la senti di andare a riprenderti i tuoi figli?”
“Non ce la faccio Bruce, davvero. Mi sento male”
“Ok. Allora ci andiamo domani. Va bene?”
Nora fece cenno di sì.
“Ora infilati qualcosa: vediamo di farti passare la sbronza del tutto”
In tuta, acciambellata sul divano, mezza avvolta in una coperta calda e con in mano una tazza di tisana, guardava Bruce con aria supplichevole.
“Ti prego: non farmi bere questa roba…”
“Se vuoi riprenderti devi farlo…”
“Preferisco stare male…”
“L’ho presa nella tua dispensa!”
“Appunto…”
Nora appoggiò la testa allo schienale del divano.
Bruce si allontanò per andare a recuperare la sua valigia: nella fretta di entrare in casa e soccorrere Nora si era dimenticato di prenderla. Nel rientrare in casa notò sulla mensola vicino alla porta il suo cellulare. Si soffermò sull’intera situazione per un momento, poi in effetti si rese conto che c’era qualcosa che non tornava. A prescindere dall’assenza scandalosa dei bambini perché il suo ex-marito si stava approfittando della situazione, un’altra importante mancanza si notava. Quella di Giulia. Giulia era la migliore amica di Nora, Bruce sapeva che erano legate come e più che se fossero state sorelle. Allora, pur concedendo una certa indulgenza per gli impegni di lavoro e quelli di vita privata che ognuno di noi può avere, si chiedeva come mai l’amica non si fosse ancora fatta viva. Almeno con una telefonata. Era semplice capirlo. Nora non le aveva ancora detto nulla. Nulla del marito che girava la frittata a suo piacimento, nulla del suo nuovo “hobby”. Non gli piaceva ficcare il naso negli affari degli altri, non gli era mai piaciuto. Ma pensò, per il bene della donna, che per una volta avrebbe fatto un’eccezione. Prese il cellulare, e cercò nella rubrica, pregando che Nora conoscesse una Giulia soltanto… Finalmente trovò il numero.
Giulia rispose com’era abituata a fare con la sua amica: senza salutare.
“Ma tu… com’è che non ti fai viva per mille anni e poi mi chiami a quest’ora così, senza preavviso?!” il tono era sereno, l’amica era contenta di sentirla.
“Giulia… sono Bruce”
“Ehi… che ci fai col cellulare della mia amica?”
Bruce le raccontò tutto, con dovizia di particolari. Giulia dapprima trasalì, poi iniziò a suonare decisamente preoccupata. Decise che sarebbe partita l’indomani mattina di buon ora.
“Grazie Giulia e.. scusa se… mi sono intromesso, ma mi sembra che Nora abbia proprio bisogno di te”
“Hai fatto bene, caro, ti sono grata per avermi chiamato. Ci vediamo domani”
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2 commenti:
http://inquisit.splinder.com/post/22771198/vi-sono
@inquisition: grazie per il commento, lo farò notare all' autrice.
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