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27.2.10

TUTTA UN'ALTRA MUSICA - IL BOSS E L' ITALIANA 6^ PARTE



Siamo già alla sesta settimana del racconto di Sharonlacorta.  Qualche commento?  La puntata precedente è qua.



All’aeroporto, dopo aver firmato qualche autografo, Bruce si riunì alla band. Steve li salutò, senza riferimenti esagerati alla loro piccola fuga.
“Ehi! Avete fatto in tempo, bravi! Tutto ok, man?”
“Potrebbe andare meglio”
Nora salutò Steve.
“Ehi! Pirata! Vai a fare il pelandrone a casa????”
“Non vedo l’ora, piccola!”
Bruce prese Nora e la portò in un posto più appartato.
“Mi sembra incredibile, eppure non riesco a trovare le parole per esprimere come mi sento adesso…”
La abbracciò stretta a sé.
“Non vorrei partire… non voglio lasciarti, non così”
Nora, in un’inconsueta fase consolatoria, gli diede piccole pacche sulle spalle.
“Dai, è per il momento. Vediamo di far calmare questa bufera, riconsidereremo la situazione a bocce ferme e vedrai che sarà tutto più semplice.”
Bruce la baciò ancora e ancora, piccoli baci adesivi sulla bocca, e la stringeva come fosse un’adolescente che era appena stata delusa dall’infatuazione del momento. Si sentiva a pezzi e aveva la sensazione di esserlo molto più di lei.
“Prometti che ci penserai. Prometti che non approfitterai della lontananza e del tempo che scorre per far passare tutto in cavalleria”
Nora lo guardò e sorrise.
“Stai tranquillo, non succederà. Fammi tornare a casa, fammi parlare con la mia famiglia, con mio marito. E poi ho voglia di starmene un po’ nel mio nido, in montagna, nella mia stanza dello yoga, vicino alla mia stufa, sentire l’odore della prima legna che arde… L’autunno è alle porte, non vedo l’ora che arrivi il freddo… Questo è il mio numero di telefono – gli porse un foglietto – è sempre acceso: se trovi la segreteria o sto parlando o ti sei incasinato con il fuso e quindi è spento perché è notte, altrimenti sono raggiungibile sempre. Chiamami”
Bruce prese il foglietto, tirò fuori subito dalle tasche posteriori dei jeans il cellulare e lo memorizzò immediatamente.
“Lo farò appena avrò il segnale e tutte le volte che ti avrò in mente. Prenditi il bluetooth, quindi: ti terrò al telefono un’eternità”
Nora sorrise.
“Che piacevole regresso all’adolescenza..”
Il volo di Bruce venne chiamato.
L’uomo si tolse gli occhiali. Nora venne pervasa da brividi, nel guardare quel meraviglioso, normale volto segnato dal tempo, gli occhi scuri leggermente tristi, nel sentire il respiro di lui che si trasformava nel sospiro di insofferenza di chi non vuole adeguarsi alla contingenza. Bruce la strinse ancora, forte a sé, la baciò, prima solo labbra contro labbra e poi in un bacio più profondo, poi infilò il viso nel suo collo e poi tornò a stamparle sulle labbra tanti morbidi baci fitti. Nora sentì il bruciore delle lacrime avvamparle negli occhi e con le mani nelle mani, la voce piccola, gli disse:
“Comunque vada… è stato bellissimo”
Bruce non rispose. La baciò ancora poi si rimise gli occhiali scuri e, di colpo, si allontanò.
Nora iniziò ad annaspare. Le mancava l’aria. Un improvviso nodo allo stomaco le fece salire un singhiozzo, poi le lacrime iniziarono a scendere copiose. Non voleva singhiozzare all’aeroporto, in mezzo alla gente, come una ragazzina.
Bruce non si voltò. Cos’era successo, cos’aveva combinato? Lei moglie e madre, aveva coinvolto un uomo sposato con figli in una storia. Corse in bagno, dove potè, sebbene non completamente a suo agio, abbandonarsi al pianto dirotto ed ai singhiozzi.
Cercò di asciugarsi il viso ma si accorse di non avere fazzoletti. Come al solito! Quando ti servono non li hai mai! Mai quando hai il moccio che fa la candela, mai quando hai un bambino sporco di cioccolata fino ai capelli…
Si passò una mano sulle guance e… si accorse che il profumo del dopobarba di Bruce le era rimasto attaccato alla pelle. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente col naso… inebriata.
Mentre stava per uscire dal bagno, con lo stomaco ancora sottosopra, il telefono squillò. Era lui.
Sorrise, aprendo la comunicazione.
“Che succede? Ci sono i dirottatori…?”
“No senti… quella cosa che hai detto prima della casa. Hai parlato di montagne?”
“Sì”
“Non ci sono montagne qui”
“Infatti io non vivo qui. Ci vivono i miei genitori”
“Dove si trova la tua casa?”
“Mandami il tuo email con un sms. Ti scrivo quando arrivo, ok? Così te lo faccio vedere in foto”
“Chiamami presto”
“Meglio che lo fai tu… tra viaggio e fuso… non so quando sarai di nuovo reperibile”
“Sei… magica”
“Che sete di normalità che hai…”
“Anche di tante altre cose…”
“Ehi! Sporcaccione, non sono più abituata a questo genere di battute!”
“In effetti sembravi molto più propensa ai fatti, ieri sera…”
“Gesù, non farmici pensare… Se ci ripenso mi vergogno tanto da correre in chiesa a confessarmi…”
Bruce rise.
“Sei un amore! Stai accorta”
“Lo farò”
“Ciao”
Bruce chiuse, senza aspettare una replica.
Nora guardò il lungo numero sul cellulare. Opzioni, salva, Springsteen, Bruce, Salva? Sì. Chiamò il servizio clienti del provider e fece “aprire” il numero per il ricevimento degli sms anche oltreoceano. Poi si avviò verso l’uscita.

Dopo molte ore, giunse a casa. Scese dall’auto, scaricò la sua roba e passò dalle scale interne del garage all’ingresso. I bimbi le si fecero incontro, chiassosi e felci di vederla. Suo marito la salutò con un mugugno.
“Ti abbiamo persa di vista, dopo il concerto. Dove eri finita?”
“Dobbiamo parlare” rispose Nora.


Alla prossima settimana.

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