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20.2.10

TUTTA UN' ALTRA MUSICA - IL BOSS E L' ITALIANA 5^ PARTE



Quinta parte del racconto di Sharonlacorta, la precedente la trovate qui.

Commenti?  Vi piace, vi fa schifo?  Meglio se la finiamo qui?  O siete curiosi di vedere come va a finire?

Vi ricordo questo post.


Nora gli rispose sopra pensiero.
“57 channels and nothin on…”
Bruce trovò un paio di jeans, una camicia bianca, calze, tornò in bagno, si vestì rapidamente. Tornato in camera si avvicinò a Nora, preoccupato.
“Che c’è?”
“Come ti senti?”
“Io? Bene.”
Nora tacque. Bruce continuò.
“Ho l’impressione di aver dato la risposta sbagliata…”
“Io non mi sento bene per niente, invece” disse lei.
Spense la tv.
“Io sono sposata e ho due bambini e ho trascorso la notte con un altro uomo. Sposato con figli. Non mi sento bene per niente”
“Nora, il mattino dopo uno…”
“No! Fammi finire!”
Bruce abbassò il capo. Proprio quel tipo di reazione che deplorava anche in sua moglie.
“Non credere, - cominciò Nora, riempiendosi l’aria di polmoni forse anche per trovare la forza di iniziare e finire il discorso in un unico periodo – che la notte scorsa non sia stato bello. Dall’inizio alla fine è stata la notte più bella che io ricordi. E detesto l’idea che questa sensazione resti confinata alle 24 ore appena trascorse. E proprio questo detestare, in contraddizione con gli affetti che mi aspettano a casa mia, mi fa andare fuori di testa. Non posso mangiare il dolce e non ingrassare. Non posso vuotare la botte e non essere ubriaca. Non posso avere i miei figli e… avere te. Sempre ammesso che… questi pensieri abbiano scosso anche la tua di coscienza, cosa che in effetti dubito”
Bruce sorrise, scettico.
“Solo con tempistiche diverse dalle tue”.
Nora lo guardò incredula.
“… scherzi?”
“Mai stato tanto serio”
“Io ho dei figli. Non posso lasciarli soli”
“Anche io ho dei figli. Si fanno delle scelte nella vita e a volte le conseguenze di queste scelte posso costare molto care”
“Appunto Bruce. Io la mia scelta l’ho fatta sette anni fa, sposando mio marito. Avendo i miei figli”
“Può… capitare di cambiare idea. E fare scelte diverse”
“Non è giusto che altri paghino per le tue scelte”
“Eppure è così. Dalla notte dei tempi”
Nora iniziò ad irritarsi.
“Cosa implica il tuo insistere tanto a contraddirmi?”
“Il tuo stesso desiderio di non voler confinare il piacere di ieri notte a ieri notte. Mi rendo perfettamente conto, a mente fredda che questo comporterà un casino dell’accidente, ma non sono disposto a perdere quello che ho trovato ieri. Che ho di fronte a me in questo momento”
Fece una pausa.
“Non chiedermi come questo sia potuto accadere nello spazio di così poche ore, eppure è così. E ti assicuro che sono stato – e sono tutt’ora – dilaniato dai tuoi stessi dubbi. Ma una cosa sola è limpida e sicura nella mia mente. Non voglio perderti”
Nora lo guardò, muta.
Adesso sì che la faccenda si complicava maledettamente.
Preoccupata e confusa si alzò dalla poltroncina.
“Se vogliamo mangiare e arrivare per tempo all’aeroporto dobbiamo darci una mossa”
Bruce la seguì fuori dalla stanza senza colpo ferire.

Bruce addentò il panino da dietro gli occhiali scuri, senza nemmeno troppo entusiasmo. Qualche ospite del fast food iniziava a voltarsi, mormorando, evidentemente lo avevano riconosciuto. Nora invece sbocconcellava le patate fritte, prelevandole ad una ad una, con le unghie lunghissime. Bruce le guardò le mani.
“Non sono scomode da tenere? Le unghie così lunghe…”
“Mh. Un po’. Ma ingentiliscono la mano. E la mia mano ne ha bisogno”
“Quanti anni hanno i tuoi figli?”
“4 e 5 anni”
“6 mesi durante il periodo scolastico non sarebbero male”
“Di che stai parlando?”
“Potresti restare qui 6 mesi con loro, durante il periodo scolastico…”
“… e gli altri sei mesi? Questa voglio proprio sentirla” Nora fece trasparire un ironico tono di sfida. Bruce lo ignorò.
“I miei figli sono grandi. E abituati a vedermi molto meno. Sei mesi a casa sarebbero una manna dal cielo per loro. Ma poi a quell’età il rapporto è diverso. E io sono il padre”
Nora alzò lo sguardo e sorrise maligna.
“Meno male…”
Nora tentò di riprendere seriamente l’argomento.
“Quindi gli altri sei mesi, se tu sei a casa TUA, io che dovrei fare?”
“Starci con me”
“Negli States”
“M-mh”
“Ti ho accennato al fatto che la performance come padre di mio marito non è relativa al suo lavoro?”
“Ricordo vagamente”
“Se io mi assento sei mesi potrebbero essere dolori coi bambini. No, non posso. Devo restare qui”
“Ci sarebbe un’altra soluzione”
“Dimmi”
“Che li portassi con te”
Nora sospirò, iniziando a mangiare il panino. Effettivamente… Era meno scema dell’altra come idea.
“Non posso portarli via dal padre”
“Potresti fare l’anno accademico con loro e poi portarli da noi a fare le vacanze. Se vi… accordate senza accapigliarvi, magari accetta”
“Nove mesi qui e tre da te?”
“Mh”
“Che razza di casino…” Nora scosse la testa.
Suo marito non avrebbe mai accettato, lei questo lo sapeva. E forse non aveva nemmeno tutti i torti.
“Dobbiamo deciderlo ora? Non credo, no? Dai, andiamo all’aeroporto, che questo posto inizia ad irritarmi”
“Questi sono discorsi che dovrei fare io, che sono la rockstar…” ironizzò Bruce.

Alla prossima settimana.

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